Le colle per legno / Wood glues

LE COLLE PER LEGNO / WOOD GLUES

English translation at the end of the articleGeneralità e classificazioni.
La fase di applicazione delle colle (ed il correlato utilizzo dei morsetti o strettoi che vedremo in seguito) è un argomento per così dire ibrido, a cavallo tra la costruzione del manufatto e la sua finitura. Quest’ultima comincia con la levigatura (per l’utilizzo delle carte abrasive vi rimando a questo link) e continua con la verniciatura (o stesura dell’olio o della gommalacca) e l’applicazione della cera. Avendo però la fase di incollaggio notevoli implicazioni sulla fase di finitura ho pensato di inserirla in questa categoria, anche se non ne fa parte.
Il panorama delle colle è ampissimo e quando se ne parla si corre il rischio di perderci in tanti ed inutili tecnicismi. In questo articolo vedremo quindi molto brevemente solo le tipologie più importanti di colle ed il loro utilizzo senza entrare nei particolari delle caratteristiche chimico fisiche. Ci soffermeremo invece maggiormente sul loro impiego che è l’aspetto che più ci interessa.
La prima grande distinzione che si usa fare tra le colle è quella tra colle di origine animale (e vegetale) e colle sintetiche.

Colle animali e vegetali.
Sono quelle conosciute ed utilizzate sin dall’antichità e sono naturali perchè derivanti da elementi animali e vegetali. Tra queste possiamo annoverare quelle derivate dalla cellulosa e dalla resina degli alberi, ma anche dal pesce, dalla pelle e dalle ossa e tendini degli animali. Ancora oggi si utilizzano la colla di pesce, di ossa e di pelle di coniglio, anche se il loro campo di applicazione si è notevolmente ridotto ed è relegato al restauro di mobili antichi e al campo della doratura. Si acquistano allo stato solido e vengono poi disciolte a bagnomaria. Una volta preparate si conservano a lungo e per riutilizzarle basta procedere a riscaldarle un poco.

Colle sintetiche.
Le colle sintetiche al giorno d’oggi sono la stragrande maggioranza di quelle utilizzate in falegnameria. Questo perché sono efficaci, pronte all’uso, facilmente reperibili e relativamente economiche. Le case produttrici hanno diversificato la scelta e sul mercato si trovano colle in grado di soddisfare qualsiasi esigenza. Tra le colle sintetiche più utilizzate in falegnameria possiamo distinguere tra colle viniliche, alifatiche, a contatto, poliuretaniche ed altre colle particolari. Prima di vederle vediamo però brevemente come vengono distinte sulla base della normativa attuale.

Colle D1, D2, D3, D4.
La prima classificazione che viene fatta all’interno delle colle sintetiche è disciplinata dalla normativa DIN EN 204 che le distingue in base alla loro peculiarità di utilizzo, così come di seguito indicato:
Colle D1. Sono quelle utilizzate per ambienti interni e con poca umidità;
Colle D2. Sono quelle utilizzate per ambienti interni anche con elevata presenza di umidità;
Colle D3. Sono quelle utilizzate per ambienti esterni e resistenti all’umidità;
Colle D4. Sono quelle utilizzate per ambienti esterni e resistenti ad un grado di umidità molto elevato.
Le colle D1 sono quasi del tutto scomparse e le più utilizzate oggi in falegnameria sono le D2 e D3. Le D4 sono soprattutto impiegate per la produzione di serramenti e quindi per un uso prevalentemente industriale.
Cominciamo adesso a vedere nello specifico i principali tipi di colla utilizzati in falegnameria partendo da quella sicuramente di uso più comune, la colla vinilica.

Le colle viniliche.
La colla vinilica, di cui il classico esempio è la Vinavil, è formata da acetato di vinile (PVA) unito ad una quantità variabile di acqua. La variazione di miscelazione di questi elementi ne determina la viscosità, consistenza e fluidità e di conseguenza i tempi di incollaggio, essiccazione e penetrazione nelle fibre del legno. Si caratterizza per un colore bianco che diventa trasparente una volta seccata. In generale una maggiore percentuale di acqua contenuta determinerà maggiori tempi di essiccazione (a causa di una più lunga tempistica di evaporazione), mentre una percentuale minore di acqua determinerà minori tempi di essiccazione dovuti ad una evaporazione più veloce. L’assorbimento e l’evaporazione dell’acqua dipende, oltre che dalla sua quantità, anche da fattori esterni, principalmente la temperatura dell’ambiente dove stiamo lavorando, la stagione ed il tipo di legno. Quindi in un ambiente caldo o in estate si avranno tempi di incollaggio ridotti rispetto ad un ambiente umido o in inverno. E ancora, legni teneri come il pino e l’abete o legni con pori più aperti come il rovere avranno un assorbimento maggiore rispetto a legni duri come il mogano o con pori chiusi come il faggio. La colla vinilica è ritenuta comunemente la miglior colla utilizzabile quando dobbiamo incollare legno con legno. Vedremo in seguito come incollare, la giusta quantità da utilizzare, la pressione da esercitare sui pezzi ecc. Le colle viniliche hanno, come tutte le colle, una scadenza. É importante inoltre la loro conservazione in luogo riparato, soprattutto dalle temperature troppo rigide, inferiori ai quattro gradi, per evitare il congelamento dovuto alla presenza di acqua in esse contenute. Le colle mal conservate o scadute perdono le loro qualità e diventano meno efficaci se non addirittura inutilizzabili. Solitamente la colla vinilica comincia a fare presa dopo circa due ore e dopo qualche altra ora i pezzi sono praticamente incollati ed inamovibili (e quindi già manipolabili), ma per la loro completa essiccazione bisognerà attendere la completa polimerizzazione che generalmente avviene dopo 24 ore. In commercio esistono colle viniliche con ridotta percentuale di acqua che hanno quindi tempi di essiccazione abbreviati. Questo si traduce però anche in tempi di presa più rapidi e quindi minor tempo per aggiustare i pezzi prima che questi si immobilizzino.

Le colle alifatiche.
Le colle alifatiche, di cui l’esempio classico è la Titebond (tanto utilizzata negli USA), si caratterizzano per una maggiore velocità di presa rispetto alle colle viniliche oltre ad una maggiore durezza ad essiccazione avvenuta. Inoltre riescono a prevenire il fenomeno dello slittamento dei pezzi. Sono di un colore giallo che le rende maggiormente visibili, una volta seccate, rispetto al trasparente della colla vinilica. Non ci sono però solo aspetti positivi. La velocità di essiccazione, come accennato per alcune viniliche, può tramutarsi in uno svantaggio nella fase di incollaggio non permettendo i necessari aggiustamenti oltre un limitato periodo di tempo (di solito pochi minuti). Inoltre hanno un tempo di scadenza relativamente breve ed un prezzo sensibilmente maggiore se rapportate alle colle viniliche.

Le colle a contatto.
Sono colle che al posto dell’acqua utilizzano un solvente chimico. Questo permette un incollaggio praticamente istantaneo, anche se la completa essiccazione si ha comunque dopo molte ore. La comodità è quella di avere fin da subito i pezzi già incollati ma per contro non lasciano tempo per rimediare ad eventuali errori in fase di assemblaggio. Tra queste possiamo annoverare anche le colle spray, vendute in bombolette e particolarmente utilizzate per unire pezzi piccoli o per far aderire superfici sottili (come ad esempio il foglio di carta abrasiva alla superficie di vetro nel sistema di affilatura scary sharp).

Le colle poliuretaniche.
Le colle poliuretaniche possono essere a base di acqua o solvente ed essere monocomponenti o bicomponenti. Qualunque sia la loro tipologia si caratterizzano sempre per un’estrema resistenza all’umidità ed anche all’esposizione diretta all’acqua. Per questo motivo sono molto utilizzate per manufatti esterni, soprattutto serramenti.

Colle particolari
Esistono inoltre altri tipi di colle ad uso specifico. Tra queste, ad esempio, le colle epossidiche bicomponenti, spesso vendute in due siringhe accoppiate che contengono due diversi tipi di componenti. Premute assieme, i due componenti si uniscono formando un composto molto resistente, utilizzato soprattutto per unire materiali diversi tra loro, come ad esempio legno con metallo.

Nei Brico inoltre si possono trovare in pratici flaconcini le colle cianoacriliche (volgarmente chiamate supercolle), liquide o in gel, a presa rapidissima e veramente molto potenti. Sono particolarmente utili per unire piccoli pezzi di legno o altri materiali.

In commercio esistono anche dei prodotti, gli attivatori cianoacrilici (cosiddetti acceleratori di incollaggio), venduti in bombolette spray che, spruzzati sui pezzi da unire, rendono la presa praticamente istantanea.

Le colle termoindurenti.
Le colle termoindurenti sono quelle colle che polimerizzano (quindi si induriscono) con il calore, partendo da uno stato liquido e trasformandosi in quello solido. Sono utilizzate spesso per i laminati, i pannelli multistrato, l’ OSB e sono inquadrabili nella classe D4, quella delle colle più resistenti all’umidità e per utilizzi estremi.
Sono prevalentemente impiegate in campo professionale e industriale con l’ausilio di apposite presse a caldo termoindurenti.

Le colle termofondenti.
Le colle termofondenti sono colle che, sempre tramite calore, passano dallo stato solido a quello liquido. Vengono utilizzate solitamente in campo industriale e professionale per bordare il legno per mezzo di apposite macchine bordatrici. I bordi con i quali rivestire il legno sono già preincollati e la colla, sciogliendosi per mezzo del calore, permette l’adesione del bordo alla superficie.

Anche in campo hobbistico è possibile utilizzare questi bordi, acquistabili nei Brico e venduti in rotoli, da far aderire con l’utilizzo di un ferro da stiro o di un soffiatore di calore.
Un altro esempio di colla termofondente utilizzata a livello di falegnameria hobbistica o di decoupage è la colla a caldo, venduta in piccoli cilindri che, inseriti all’interno di una pistola a caldo, si sciolgono sulla superficie da incollare.

La fase di incollaggio.
La fase di incollaggio è sempre un’operazione che mette un po’ di ansia perché considerata, a ragione, un punto di non ritorno. Qualsiasi errore commesso nella realizzazione del manufatto, una volta incollato, non potrà più essere rimediato. È per questo motivo che risulta di fondamentale importanza, prima di applicare la colla, fare la cosiddetta prova a secco, ovvero assemblare l’intero manufatto, senza usare la colla, per verificare che gli incastri chiudano bene e non ci siano fuori squadro.

E comunque, anche se la prova a secco avesse dato un risultato soddisfacente, rimane di fondamentale importanza eseguire correttamente sia l’applicazione della colla che la conseguente morsettatura dei pezzi. Anche in queste fasi infatti qualcosa potrebbe andare storto, vanificando tutti i nostri sforzi.

Quando sappiamo di dover incollare un manufatto è sempre meglio non avere distrazioni e dedicare a questa operazione tutto il tempo necessario. Dapprima liberiamo il banco da tutto ciò che non ci serve. Teniamo a portata di mano morsetti e strettoi (più ne abbiamo meglio è), possibilmente preparandoli già aperti e portandoli quanto più possibile vicino alle misure desiderate, così da trovarli pronti all’uso e sprecare il minor tempo possibile. Una buona pratica è anche quella di aprire il più possibile la vite di serraggio così da avere già disponibile tutta la sua capacità di corsa. Sinceriamoci ovviamente di avere colla a sufficienza e avviciniamo tutto ciò che pensiamo possa servirci (carta, panni per pulire, acqua, sottili strisce di legno ecc.).

Ho trovato particolarmente utile travasare la colla vinilica dal suo contenitore originale ad un nuovo contenitore, dotato di un beccuccio più lungo utile per arrivare in punti particolarmente difficili. Se abbiamo un laboratorio piccolo, come nel mio caso, è preferibile rimandare la fase di incollaggio ad ultima operazione della giornata. In primo luogo perché i pezzi incollati occupano spazio, specialmente se stiamo utilizzando strettoi lunghi o ingombranti e in secondo luogo perché potremo sfruttare utilmente il tempo notturno durante il quale la colla avrà avuto tutto il tempo di seccare. La mattina successiva potremo già rimuovere i morsetti e continuare a lavorare il manufatto in quanto la colla avrà reso inamovibili i pezzi. Una nota importante riguarda la morsettatura.

Non stringiamo mai troppo gli strettoi. Primo perché rischieremmo seriamente di danneggiare il nostro lavoro, segnandolo, storcendolo o imbarcandolo e secondo perché faremmo fuoriuscire troppa colla dalla linea di incollaggio, correndo il rischio che ne rimanga troppo poca per far aderire i pezzi in modo corretto. Come detto, tutte le colle polimerizzano completamente dopo 24 ore ma già dopo qualche ora hanno fatto presa rendendo il manufatto movimentabile e lavorabile. A seconda poi di quale colla stiamo utilizzando avremo più o meno tempo a disposizione per bloccare i pezzi negli strettoi e quindi fare gli opportuni aggiustamenti prima che questa faccia presa. Si usa distinguere questa particolare fase in due tempi: il tempo di incollaggio aperto e il tempo di incollaggio chiuso. Per tempo di incollaggio aperto si intende il tempo che intercorre tra l’apposizione della colla sulle superfici e l’accostamento dei pezzi. Per tempo di incollaggio chiuso si intende il tempo durante il quale, dopo aver applicato la colla ed accoppiato i pezzi, questi rimangono movimentabili prima del loro completo blocco.

È buona regola comunque applicare la colla su tutte le superfici che devono entrare in contatto tra loro. È sufficiente applicare poca colla e comunque quanto basta perchè ricopra tutta la superficie, una volta stesa. Questo è valido in particolare quando si ha a che fare con pezzi di ridotte dimensioni. Per grosse superfici possiamo anche abbondare un po’ ma comunque sempre senza eccedere. Le colle, come detto più volte, contengono acqua e se abbondiamo con le quantità, specialmente con i legni teneri ed il multistrato, corriamo il rischio che il legno si gonfi nelle linee di giunzione o peggio ancora che passi sull’altro lato, saturando le fibre del legno. Mettere poca colla aiuta inoltre a prevenire il fenomeno iniziale dello slittamento dei pezzi. Una buona pratica in questo caso è quella di mettere la colla sulle superfici da unire ed attendere qualche secondo prima di procedere ad assemblarle. Questo breve periodo basterà a far sì che la colla si stabilizzi quel poco che basta per facilitare l’accoppiamento e prevenire, per quanto possibile, il fenomeno dello slittamento.

Di seguito alcuni consigli pratici che ho trovato utili applicare in alcune delle più comuni lavorazioni nelle quali è previsto l’uso della colla. Se dobbiamo unire delle tavole di costa, applichiamo un poco di colla a zig zag su ambedue le coste. Una volta accostate facciamole slittare l’una sull’altra di pochi centimetri così da distribuire in modo uniforme la colla sulle superfici da unire. Se abbiamo lavorato bene dovrebbe fuoriuscire appena un filo di colla, in modo uniforme, dalla linea di incollaggio e su ambedue le facce delle tavole. Se ne esce troppa abbiamo abbondato e probabilmente avremo in seguito problemi di rigonfiamento sulla linea di giunzione. Se non ne esce significa che ne abbiamo messa troppo poca.

In tutti i tipi di incastro applichiamo sempre poca colla e solo sulle facce che vengono in contatto. Questo al fine di evitare che un incastro fatto troppo stretto, con l’inserimento della colla, non si chiuda più. Ma anche perché l’eventuale colla fuoriuscita e seccata in prossimità di un incastro è difficoltosa da rimuovere successivamente. Per ovviare a questi problemi le mortase degli incastri vengono spesso fatte leggermente più profonde del tenone, proprio per lasciare lo spazio alla colla di inserirsi correttamente. Negli incastri è proprio la frizione che si crea tra i pezzi che scorrono l’ uno sull’ altro che permette alla colla di distribuirsi in maniera uniforme sulle superfici.

Non confidiamo inoltre sul fatto che la colla possa fare da riempitivo di eventuali vuoti lasciati da incastri laschi. Se dobbiamo riempire spazi vuoti dovremo usare la pasta di legno o le cere in bastoncino o eventualmente unire della colla a della segatura e poi usarla come uno stucco. In quest’ultimo caso non abbondiamo troppo con la colla per non lasciare antiestetici aloni sulla superficie.

Se abbiamo del legno che presenta un nodo che si sta staccando possiamo fissarlo applicando della supercolla. Dopo qualche ora potremo rimuoverne l’eccesso con la pialla o con la carta abrasiva. Il nodo così trattato rimarrà fermo e stabile in posizione. In linea generale comunque, il consiglio che posso dare per qualsiasi lavorazione si stia facendo, è di applicare sempre poca colla. Questo perché se abbondiamo, oltre all’accennato fenomeno del rigonfiamento del legno, avremo anche quello delle colature.

Le colature di colla sono un grosso problema e spesso viene sottovalutato. La colla, specialmente quella vinilica, lavora di nascosto. Si presenta di colore bianco appena applicata ma, una volta seccata, diventa trasparente e quindi molto difficile da individuare. Se abbiamo tante colature queste andranno eliminate fin da subito, quando la colla è ancora liquida, con uno straccio o della carta appena inumidite oppure con dei trucioli. Procediamo sempre con cura cercando di operare solo dove è necessario e mantenendo il panno il più pulito possibile per non correre il rischio di spargere la colla ovunque. Se, una volta seccata, fossero comunque rimaste delle tracce ancora visibili possiamo eliminarle con uno scalpello ben affilato, con la pialla, con la rasiera o con la carta abrasiva. Come dicevo, è importante non sottovalutare il problema delle colature. Questo perché la fase finale di verniciatura farà emergere drammaticamente eventuali tracce di colla non eliminate. La colla infatti è difficilmente verniciabile e, specialmente con le finiture pigmentate scure, la superficie rimarrà chiazzata, con degli aloni ben visibili dovuti al fatto che la vernice in quei punti avrà fatto poca presa. Il risultato finale sarà un antiestetico manufatto verniciato a macchia di leopardo. Le colle utilizzate oggigiorno in falegnameria sono particolarmente efficaci e resistenti. Due pezzi di legno incollati di faccia sono praticamente inseparabili. Se provassimo a dividerli usando uno scalpello inserito nella linea di unione noteremmo che il legno si separerà seguendo la fibra del legno, ma non la linea di incollaggio. Questo a testimonianza della grande tenuta delle colle, una volta che queste hanno concluso il ciclo di polimerizzazione. L’applicazione della colla dovrebbe sempre essere fatta con estrema cautela. È consigliabile quindi utilizzare gli appositi strumenti, come ad esempio le spatoline dentate, i rulli, i pennelli o i tradizionali bastoncini di legno. Infine alcune avvertenze. La pellicola lasciata dalla colla vinilica secca può a lungo andare rovinare la pelle. Le supercolle riescono ad incollarci le dita in pochi secondi e rimuoverne la pellicola non è per niente semplice. In alcuni casi poi è consigliabile indossare guanti e mascherina perché i vapori rilasciati da alcuni tipi di colla sono nocivi. All’apparenza le colle sembrano sostanze innocue ma ricordiamoci sempre che sono comunque prodotti chimici e come tali occorre utilizzarli con estrema cautela.

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Generalities and classifications.
The gluing (and the related use of the clamps that we will see later) is a hybrid, so to speak, between the construction of the product and its finishing. The latter begins with sanding (for the use of abrasive papers I refer you to the link above) and continues with varnishing(or oiling or shellac) and the application of wax. However, having the gluing significant implications on the finishing phase, I thought of placing it in this category, even if it is not part of it.
The panorama of the glues is very wide and when we talk about them we run the risk of getting lost in many and useless technicalities. In this article we will therefore very briefly and see only the most important types of glues and their use without going into the details of the chemical-physical characteristics. Instead, we will focus more on their use which is the aspect that most interests us.
The first major distinction that is used to make between glues is that between animal (and vegetable) glues and synthetic glues.

Animal and vegetable glues.
They are those known and used since ancient times and are natural because they derive from animal and vegetable elements. Among these we can include those derived from the cellulose and the resin of the trees, but also from the fish, the skin and the bones and tendons of the animals. Fish glue, bones and rabbit skin are still used today, even if their field of application has been considerably reduced and is relegated to the restoration of antique furniture and to the gilding field. They are purchased in the solid state and are then dissolved in a water bath. Once prepared, they are kept for a long time and to reuse them, simply heat them a little.


Synthetic glues.
Synthetic glues nowadays are the vast majority of those used in woodworking. This is because they are effective, ready to use, easily available and relatively inexpensive. The manufacturers have diversified their choice and on the market there are glues capable of satisfying any need. Among the most used synthetic glues in woodworking we can distinguish between vinyl, aliphatic, contact, polyurethane and other particular glues. Before seeing them, however, let’s briefly see how they are distinguished on the basis of current legislation.


Glues D1, D2, D3, D4.
The first classification that is made within synthetic glues is governed by DIN EN 204 which distinguishes them based on their peculiarity of use, as indicated below:
D1 glues. They are those used for indoor environments and with low humidity;
D2 glues. They are those used for indoor environments even with high presence of humidity;
D3 glues. They are those used for outdoor environments and resistant to humidity;
D4 glues. They are those used for outdoor environments and resistant to a very high degree of humidity.
The D1 glues have almost completely disappeared and the most used today in woodworking are the D2 and D3. The D4 are mainly used for the production of doors and windows and therefore for a mainly industrial use.
Let’s now start to see specifically the main types of glue used in woodworking, starting from the most commonly used one, the vinyl glue.


The vinyl glues.
The vinyl glue, of which the classic example is Vinavil, is made up of vinyl acetate (PVA) combined with a variable quantity of water. The mixing variation of these elements determines their viscosity, consistency and fluidity and consequently the times of gluing, drying and penetration in the wood fibers. It is characterized by a white color that becomes transparent once dried. In general, a higher percentage of water contained will result in longer drying times (due to longer evaporation times), while a lower percentage of water will result in shorter drying times due to faster evaporation. The absorption and evaporation of the water depends not only on its quantity, but also on external factors, mainly the temperature of the environment where we are working, the season and the type of wood. So in a hot environment or in summer there will be shorter gluing times compared to a humid environment or in winter. And again, soft woods such as pine and fir or woods with more open pores like oak will have a higher absorption compared to hard woods like mahogany or with closed pores like beech. Vinyl glue is commonly considered the best glue that can be used when we have to glue wood with wood. We will see later how to glue, the right amount to use, the pressure to exert on the pieces etc. The vinyl glues have, like all glues, an expired date. It is also important to keep them in a sheltered place, especially from too cold temperatures, below four degrees, to avoid freezing due to the presence of water contained in them. Badly preserved or expired glues lose their qualities and become less effective if not useless. Usually the vinyl glue begins to set after about two hours and after a few more hours the pieces are practically glued and immovable (and therefore already workable), but for their complete drying it will be necessary to wait for the complete polymerization which generally takes place after 24 hours. On the market there are vinyl glues with a reduced percentage of water which therefore have shortened drying times. However, this also translates into faster setting times and therefore less time to adjust the pieces before they become immobilized.


The aliphatic glues.
The aliphatic glues, of which the classic example is Titebond (widely used in the USA), are characterized by a higher setting speed than vinyl glues as well as greater hardness after drying. They also manage to prevent the phenomenon of slipping of the pieces. They are of a yellow color which makes them more visible, once dried, than the transparent of the vinyl glue. However, there are not only positive aspects. The drying speed, as mentioned for some vinyls, can turn into a disadvantage in the gluing phase, not allowing the necessary adjustments beyond a limited period of time (usually a few minutes). They also have a relatively short expiry time and a significantly higher price if compared to vinyl glues.


Contact glues.
They are glues that use a chemical solvent instead of water. This allows a practically instant gluing, even if complete drying takes place after many hours. The convenience is to have the pieces already glued immediately but on the other hand they do not leave time to remedy any errors during the assembly phase. Among these we can also include spray glues, sold in cans and particularly used to join small pieces or to adhere thin surfaces (such as the sheet of abrasive paper to the glass surface in the scary sharp sharpening system).


Polyurethane glues.
Polyurethane glues can be water or solvent based and can be monocomponent or bicomponent. Whatever their type, they are always characterized by extreme resistance to humidity and also to direct exposure to water. For this reason they are widely used for external products, especially windows.


Special glues
There are also other types of glues for specific use. Among these, for example, the two-component epoxy glues, often sold in two coupled syringes that contain two different types of components. Pressed together, the two components come together to form a very resistant compound, used above all to join different materials, such as wood with metal.
Furthermore, in Brico, cyanoacrylate glues (commonly called superglues), liquid or gel, can be found in practical vials, with a very rapid setting and really very powerful. They are particularly useful for joining small pieces of wood or other materials.
On the market there are also products, cyanoacrylate activators (so-called gluing accelerators), sold in spray cans which, sprayed on the pieces to be joined, make the grip practically instantaneous.


The thermosetting glues.
Thermosetting glues are those which cure (therefore harden) with heat, starting from a liquid state and turning into a solid one. They are often used for laminates, plywood panels, OSB and can be classified in class D4, that of the glues most resistant to humidity and for extreme uses.
They are mainly used in the professional and industrial fields with the aid of special thermosetting hot presses.


The hot melt glues.
Hot melt glues are glues that, always through heat, pass from solid to liquid state. They are usually used in the industrial and professional fields to edge the wood by means of special edge banding machines. The edges with which to cover the wood are already pre-glued and the glue, melting by means of heat, allows the edge to adhere to the surface.
Even in the hobby field it is possible to use these edges, which can be purchased in Brico and sold in rolls, to be adhered with the use of an iron or a heat blower.
Another example of hot melt glue used at the level of hobby joinery or decoupage is hot glue, sold in small cylinders which, inserted inside a hot gun, melt on the surface to be glued.


The gluing phase.
The gluing phase is always an operation that puts a little anxiety because it is considered, rightly, a point of no return. Any mistake made in the realization of the product, once glued, can no longer be remedied. It is for this reason that it is of fundamental importance, before applying the glue, to carry out the so-called dry test, that is to assemble the entire product, without using glue, to check that the joints close properly and that there are no out of squares.
And in any case, even if the dry test had given a satisfactory result, it is still of fundamental importance to correctly perform both the application of the glue and the consequent clamping of the pieces. Even in these phases, in fact, something could go wrong, frustrating all our efforts.
When we know we have to glue a work, it is always better not to have distractions and to tribute all the necessary time to this operation. First we clean the benchtop from everything we don’t need. We keep clamps close at hand (the more we have the better), possibly preparing them already open and bringing them as close as possible to the desired measurements, so as to find them ready for use and waste as little time as possible. A good practice is also to open the tightening screw as much as possible so as to have all its travel capacity already available. Obviously, let’s make sure we have enough glue and bring everything we think we can use (paper, cleaning cloths, water, thin strips of wood, etc.).
I found it particularly useful to transfer the vinyl glue from its original container to a new container, equipped with a longer spout useful for reaching particularly difficult points. If we have a small laboratory, as in my case, it is preferable to postpone the gluing phase to the last operation of the day. Firstly because the glued pieces take up space, especially if we are using long or bulky clamps and secondly because we can usefully use the night time during which the glue will have had all the time to dry. The next morning we will already be able to remove the clamps and continue working the product since the glue will have made the pieces immovable. An important note concerns clamping.
Never tighten too much. Firstly because we would seriously risk damaging our work, by marking, twisting or embarking it, and secondly because we would make too much glue escape from the gluing line, running the risk that there will be too little left to adhere the pieces correctly. As mentioned, all the glues dries completely after 24 hours but after a few hours they have set, making the product immovable and workable. Depending on which glue we are using, we will have more or less time available to block the pieces in the clamps and then make the appropriate adjustments before this takes hold. We use to distinguish this particular phase in two stages: the open gluing time and the closed gluing time. By open gluing time is meant the time that elapses between the applying of the glue on the surfaces and the contact of the pieces. Closed gluing time means the time during which, after applying the glue and coupling the pieces, they remain movable before they are completely blocked.
However, it is a good rule to apply glue on all surfaces that must come into contact with each other. It is sufficient to apply a little glue and in any case just enough to cover the entire surface, once spread. This is especially true when dealing with small parts. For large surfaces we can also abound a little but still without exceeding. The glues, as mentioned several times, contain water and if we abound with the quantities, especially with soft woods and plywood, we run the risk that the wood swells in the joint lines or even worse that it passes on the other side, saturating the wood fibers. Adding a little glue also helps to prevent the initial phenomenon of pieces slipping. A good practice in this case is to put the glue on the surfaces to be joined and wait a few seconds before proceeding to assemble them. This short period will be enough to ensure that the glue stabilizes just enough to facilitate the coupling and prevent, as far as possible, the phenomenon of slipping.
Here are some practical tips that I found useful to apply in some of the most common processes when we have to apply glues. If we have to join the edges of the boards, we apply a little zigzag glue on both sides. Once approached let them slide one over the other by a few centimeters so as to evenly distribute the glue on the surfaces to be joined. If we have worked well, just a little glue should come out, evenly, from the gluing line and on both sides of the boards. If too much comes out, we have abounded and we will probably have swelling problems on the joint lines later. If it does not come out it means we have put too little.
In all types of joinery we always apply little glue and only on the faces that come into contact. This is to prevent that a joint made too tight, with the insertion of glue, no longer closes. But also because any spilled and dried glue near a joint is difficult to remove later. To overcome these problems, the mortises of the joints are often made slightly deeper than the tenon, just to allow space for the glue to insert correctly. In the joints it is precisely the friction that is created between the pieces that slide one over the other that allows the glue to distribute itself evenly on the surfaces.
We also do not trust that the glue can fill any gaps left by loose joints. If we have to fill empty spaces we will have to use wood filler or stick waxes or possibly add glue to sawdust and then use it as a putty. In the latter case, we do not abound too much with glue so as not to leave unsightly marks on the surface.
If we have wood that has a knot that is coming loose, we can fix it by applying super glue. After a few hours we can remove the excess with the plane or with the abrasive paper. The knot thus treated will remain firm and stable in position. In general, however, the advice I can give for any process you are doing, is to always apply a little glue. This is because if we abound, in addition to the mentioned phenomenon of swelling of the wood, we will also have that of dripping.
Glue dripping is a big problem and is often overlooked. Glue, especially vinyl glue, works secretly. It has a white color as soon as applied but, once dried, it becomes transparent and therefore very difficult to identify. If we have a lot of drippings, these will be eliminated immediately, when the glue is still liquid, with a rag or some paper just moistened or with shavings. We always proceed with care trying to operate only where it is necessary and keeping the cloth as clean as possible so as not to run the risk of spreading the glue everywhere. If, once dried, traces are still visible, we can eliminate them with a well-sharpened chisel, with a plane, with a scraper or with abrasive paper. As I said, it is important not to underestimate the problem of dripping. This is because the final varnishing phase will dramatically reveal any traces of glue that have not been eliminated. In fact, the glue is difficult to varnish and, especially with dark pigmented finishes, the surface will remain mottled, with clearly visible halos due to the fact that the paint in those points will have made little grip. The end result will be an unsightly leopard spot painted artifact. The glues used today in woodworking are particularly effective and resistant. Two pieces of wood glued to the face are practically inseparable. If we tried to divide them using a chisel inserted in the joining line we would notice that the wood will separate following the wood fiber, but not the gluing line. This testifies to the great strength of the glues once they have completed the polymerization cycle. The application of the glue should always be done with extreme caution. It is therefore advisable to use the appropriate tools, such as toothed spatulas, rollers, brushes or traditional wooden sticks. Finally some warnings. The film left by the dry vinyl glue can damage the skin in the long run. The super glues can glue our fingers in a few seconds and removing the film is not at all simple. In some cases, it is advisable to wear gloves and a mask because the vapors released by some types of glue are dangerous. Apparently glues seem not dangerous substances but we must always remember that they are chemical products anyway and as such they must be used with extreme caution.
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Testo originale

 

 

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